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al testo di Ivan Pozzoni
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Poetastri e giornalisti freelance da giorni ci assediano il cazzo con le stragi, eviscerando ogni dettaglio senza il minimo imbarazzo, stragi, a Parigi e nel Mali, di uomini/donne morti da anni, scordando che a Mosul o a Baghdād (Baudac) cotidie non si muoia d’affanni, non si esca di casa, o di campo, con la speranza di tornare, o di non tornare, tutti a urlare Je suis Paris, coperti dal rombo dell’aviazione militare.
I Califfi, certo, non sono Brucaliffi, sono esempi di contro-contro-guerriglie, e noi, come dei minchioni, a vivere Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, senza renderci conto, a conti fatti, che morire di disoccupazione, flexibility, recessione non è meno da deficenti che tirare le cuoia decapitati da un arabo cojone, il destino non si svincola dal forte odore di camorra a sapere che Equitalia e il Ministero del Lavoro fan maneggi con la scimitarra.
Cadono teste e testicoli e noi stiamo tutti Mali come Pinocchi alla ricerca d’uno sfruttator d’abbecedari, c’è chi si sente Garibaldi, c’è chi si sente D’Annunzio tutti a invocar su assoluti sconosciuti un drone con bombe allo stronzio, senza comprendere, nella storia, se abbia fatto maggiori danni l’Isis o l’Iri, se ci sarà concesso di morir decapitati o d’harakiri.
[Cherchez la troika, 2016] |
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